LE PICCOLE MORALI DI UN COMPOSITORE SILENTE
- Marco Marini
- 19 nov 2015
- Tempo di lettura: 3 min
cap7

Come avevo già detto, in ogni arco di tempo c'è sempre un singolo genere che va di moda. Il Periodo nel quale Marco era alle prime armi come compositore, circa quando frequentava le scuole superiori, era dominato dai DJs: di ogni tipo, di ogni razza e di ogni età. C'era chi lo faceva per distinguersi dalla massa, chi lo faceva perchè gli piaceva il tipo di musica, e chi ci provava, ma finiva con il diventare un semplice vocalist. Ognuno di loro veniva categorizzato nella stessa maniera dai musicisti di quel tempo: come un reietto, un sempliciotto che schiacciava qualche bottone per far partire la musica tipica da discoteca per adolescenti. Certo, magari ancora adesso c'è chi rabbrividisce a sentire la parola "suonare" accostato alla parola "DJ". Ma sono veramente così irrecuperabili questi artisti? Alcuni si (cioè quelli che hanno due CDs con un preset di canzoni a 125 bpm e che l'unica cosa che sanno fare è cambiare da una canzone all'altra aggiungendo qualche effetto), Altri... assolutamente no. Anzi, questi possono essere veramente considerati dei musicisti. Chi riesce a gestire un genere vasto come l'elettronica oggi ha un potere inimmaginabile nelle mani, sia come musicista che come produttore. Questo genere in sé è molto curioso: à scopi completamente diversi dalla musica colta, e mantiene comunque un suo grande fascino. Tanto per esprimere in maniera concreta le differenze che distinguono questi due generi, prendiamo due scienze che tutti conoscono: l'anatomia e la biochimica. L'anatomia studia il funzionamento del corpo in modo macroscopico, e come molti organi possono cooperare tra di loro per poter tenere in vita un organismo così complesso come il corpo umano. Al contrario, la biochimica si concentra su ciò che non può essere visto da occhio umano: studia le cellule, gli atomi, gli enzimi che ci sono all'interno di ogni singolo organo in maniera concreta e dettagliata. nel nostro caso, se la musica colta analizza in maniera "anatomica" quel corpo che è la musica, al contrario l'elettronica lo analizza in maniera "biochimica". Non da attenzione a cosa può portare la fusione di tre strumenti che suonano una triade, ma al suono di uno di quei tre: ne analizza l'onda in ogni sua forma, valutando il modo migliore per modificarla. Questo genere propone tantissime strade al musicista: permette di campionare dei suoni già esistenti per mixarli in altri brani, o di creare nuovi suoni personalizzati per poter essere perfetti in alcuni contesti, o ancora di usare suoni che si sentono tutti i giorni per creare sul computer un vero e proprio strumento musicale. Un musicista che sa comporre in questo ambito sa analizzare in maniera razionale il suono, quasi in modo scientifico, e inoltre sa usare tutti i macchinari che permettono di manipolarlo, tra i quali ci sono gli equalizzatori, i compressori, i pich, i riverberi e i delays. Tutte queste conoscenze sono un grande potenziale nelle mani di qualunque musicista. Marco non capiva però perchè molti artisti erano scettici nei confronti di questo genere, che per loro era troppo "futuristico" per essere capito. I più conservatori erano di sicuro gli strumentisti e i virtuosi, coloro che avevano una grande dote nel suonare il proprio strumento, o i propri per chi era un polistrumentista. Questi si impegnavano tanto nel saper usare il proprio strumento quanto nell'insultare chi adoperava musica elettronica, ritenendo che l'unico musicista che poteva essere considerato "buono" fosse solo colui che sapeva suonare. Per Marco , la situazione poteva essere vista in maniera diversa: Del resto Bethooven viene ricordato per ciò che ha composto, non per come suonava il pianoforte. Certe volte è molto più da musicista creare musica piuttosto che saperla interpretare. Non fraintendete, è sempre affascinante poter suonare con uno stile unico diversi brani, ma senza chi crea questi lavori, come si può riprodurre qualcosa non esistente? Non si può, appunto. Quindi un qualsiasi produttore o compositore elettronico che non ha una tecnica esagerata con uno strumento ma al contrario molta fantasia ha dirittto di chiamarsi musicista come qualsiasi altro, con la differenza che è anche più versatile, piochè le conoscenze elettroniche che ha appreso lo rendono un artista più aperto e per assurdo anche più razionale di qualunque altro
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