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LE PICCOLE MORALI DI UN COMPOSITORE SILENTE

  • Marco Marini
  • 9 nov 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

Cap 6

Tra tanti generi che aveva sentito, Marco nutriva una grande devozione per quello colto. Del resto, Il compositore silente aveva iniziato i suoi primi passi nel mondo della musica suonando pianoforte classico all'età di dieci anni, ma non era solo quello la fonte di così tanto rispetto. Infatti aveva realmente imparato ad apprezzare con le giuste orecchie questa forma di musica cinque o sei anni dopo. in essa, lui ammirava la sua completezza. Bastava un solo brano per dimostrare la sua perfezione. Nella musica colta (o "classica" tanto per intenderci) c'é una grande cura nei dettagli, una struttura che rasenta l'eccellenza, una armonizzazione pensata nota per nota: era un genere completo. Ma come si era già detto, non esiste un genere "perfetto" in tutti gli aspetti, e di conseguenza deve avere un punto debole. L'unica colpa che ha è quella di essere così elevato che poteva essere sentito da poche orecchie; orecchie disposte ad essere sempre tese per ascoltare. Questo tipo di musica non deve essere solo ascoltata, ma deve essere anche assaporata in ogni movimento, ed è per questo che è un genere magari poco versatile. E' sbagliato tuttavia usare questa caratteristica per poter trasformare questo in una passione di nicchia. Marco notava che maggior parte delle persone che ascoltavano questo tipo di musica volevano fingersi raffinati, colti, e si sentivano giustificati a snobbare quelli diversi da loro. Si comportavano da signori quando di signorile avevano ben poco: erano arroganti e poco rispettosi nei confronti degli altri. Musica di quel calibro, o meglio l'amore per quella musica, doveva essere condivisa con più persone possibili, non doveva rimanere nelle orecchie di una manciata di ricconi; Il nostro compositore pensava che addirittura avesse degli effetti terapeutici se ascoltata. Avrebbe aiutato senza dubbio gli ascoltatori, li avrebbe resi più aperti, più svegli e più intelligenti. Odiava che la musica colta venisse usata come un semplice costume, come un vano vanto, e non solo da parte di chi ascoltasse questo genere. Anche chi la praticava, i musicisti provenienti dai conservatòri, avevano un attegiamento poco lusinghiero. Molti di loro erano arroganti, egocentrici e, cosa peggiore, competitivi ad un livello esponenziale: persino il loro bagaglio culturale non sarebbe stato sufficiente per poter giustificare tale comportamento. La causa stava alla radicie: I conservatòri, Molti anni fa, ai tempi dei grandi compositori (Mozart, Chopin, Mendelsson), andare in un conservatorio non era una scelta, ma un privilegio: pochi avevano la fortuna di poter fare parte di quella piccolissima cerchia di musicisti che studiava in quelle scuole: a quei tempi erano una su mille. Le orchestre sinfoniche erano le più rinomate e rispettate. Quei pochi musicisti che suonavano e componevano in queste erano le incarnazioni del talento scese in terra; I compositori scrivevano brani architettati in manier egregia, e quando scrivevano la partitura da dare ai musicisti che suonavano per loro non sentivano la minima necessità di scrivere gli abbellimenti in essa, poiché chi suonava per lui sapeva già quale dinamica doveva dare, quando c'era da mettere un tremolo al posto di un trillo e in quale momento aggiungere un glissato nel brano. Non c'era un anello debole in quelle catene che si creavano, anzi, ognuno di essi diventava più forte agganciandosi con gli altri. Ai tempi di Marco, i conservatori non avevano di sicuro perso il potenziale sapere che potevano trasmettere al musicista, ma al contrario di prima molte più persone potevano seguire quelle lezioni, sia i più dotati che quelli meno dotati, e il compositore poteva notare chiaramente la differenza. I primi erano più sciolti, più fluidi, e facevano il loro lavoro con una grande naturalezza e grazia, mentre i secondi erano più impostati, costruiti e inquadrati. Inoltre, maggiorparte dei musicisti che frequentavano queste scuole erano troppo competitive: criticavano gli altri che suonavano, si credevano i migliori e entravano in crisi se avessero avuto il minimo dubbio che qualcuno avesse una marcia in più rispetto a loro. Era per questo che il compositore silente non aveva mai pensato troppo di frequentare quelle scuole, anche se l'idea gli piaceva: non voleva diventare chiuso e scontroso come quei musicisti, e se fosse entrato in quegli istituti, avrebbe avuto delle buone probabilità di cambiare ciò che era e ciò che pensava, e questo non lo avrebbe mai sopportato. Ovviamente non sarebbe stato istruito come quegli studenti, ma poco gli importava. La sua sola passione per la musica gli permetteva di scavalcare quell'ostacolo, e non aveva importanza se era un compositore meno dotato di altri, poichè era convinto che la sua curiosità e voglia di imparare lo avrebbero potuto portare ovunque avesse voluto andare.

 
 
 

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