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LE PICCOLE MORALI DI UN COMPOSITORE SILENTE

  • Marco Marini
  • 18 ott 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

cap 4

Ma un qualsiasi palco non è formato dai soli attori; Immaginatevi moltissimi elementi: il coreografo, l'addetto alle luci, lo scrittore della commedia, e pensate che ognuno di questi ha la sua importante funzione, come dei singoli ingranaggi che si muovono affinchè una macchina funzioni. Ecco, così funziona il mondo della musica. Per la produzione di un brano, non basta avere il cantante o la band che canti sul palco, specialmente se questi non hanno particolari doti. Dietro molti musicisti è necessario che ci sia una sorta di "team", formato da persone che hanno un ruolo ben preciso: c'è un arrangiatore o compositore che crea il brano più adatto ai musicisti per cui lavora; il lavoro viene poi ritoccato e supervisionato da un altro compositore che ne cura gli aspetti più opportuni. Dopo aver creato il brano, viene Mixato da un tecnico del suono in modo tale da poter essere reso omogeneo in ogni sua traccia, masterizzato da un altro affinché possa essere riprodotto da qualsiasi cassa e, infine, viene girato il videoclip da registi e addetti al montaggio relativo al brano prodotto. Solo allora può essere pubblicato da un finanziatore, che pubblica e sponsorizza suddetto brano. Magari il "team" può essere formato da venti persone, altri da cento e altri ancora in cui tutti questi elementi coincidono in una sola persona, ma in ogni caso, chiunque voglia passare la vita a suonare sui palchi, con o senza playback, e girare videoclip, dovrà avere a che fare con la scelta del loro team vincente, dominato da un solo supervisore: il Produttore. Marco non aveva problemi di questo tipo: lui non si sentiva obbligato ad essere il musicista sotto i riflettori: aveva ricevuto pure qualche contratto da alcuni produttori, che lo volevano trattare come l'immagine da supportare: ma non si sentiva quel tipo di musicista, che non poteva decidere niente di quel che componeva, vincolato magari da un contratto che non gli permetteva di andare in bagno senza il permesso del suo manager. Lui rifiutava di essere la faccia da mostrare al pubblico: si sentiva al contrario uno degli ingranaggi che poteva lavorare in un vero "Team". Voleva solo comporre musica, non gli importava come e per chi, ma gli piaceva lavorare in quell'ambito, e gli piaceva ancora di più quando il brano veniva apprezzato. Ma non era solo per questo motivo che Marco non si sentiva di essere prodotto come artista: infatti, vedeva quanto sfruttamento girava in quel mondo. Vedeva con altri occhi le verità che nascondevano molti concerti a cui assisteva. Non c'erano attori che recitavano su quel palco, né maschere, ma solo marionette, con i fili legati alle dita di un solo burattinaio. Molti musicisti fanno il madornale errore di desiderare a tutti i costi trasmettere i propri lavori a un pubblico più vasto possibile, e per fare ciò sono disposti ad affidare questo sogno in un paio di mani qualsiasi, anche se queste siano le più sbagliate. Bisogna sempre fare attenzione alla scelta del produttore con cui si vuole lavorare; di trovarne uno che abbia bisogno di amare il progetto per produrlo, curarlo e finanziarlo. Non è una cosa scontata quello che vi dico: alcuni produttori e manager non considerano i sogni che ricevono dai molti musicisti che incontra, ma il profitto dai quali possono ricavare. Chiedono ingenti somme di denaro, dichiarano promesse che non possono mantenere e, cosa più preoccupante, cambiano radicalmente il musicista che hanno incatenato con contratti vincolanti fatali: lo montano, lo rendono aggressivo, arrogante e competitivo: lo rinchiudono in un mondo vuoto ed idilliaco dove lui solo è il più degno a regnare, in un mondo nel quale è più un prigiognero che un re. Ancora peggio dei produttori sbagliati sono i talent show: Questi sfruttano i talenti che, ignorando ogni altra alternativa, considera questi programmi come ultima spiaggia, attirati con allettanti premi come la fama e il successo come le zanzare vengono attirate dalla luce. Sono per la maggiorparte programmi manipolati, interessati all'audience, che scelgono lo sfortunato vincitore già a metà della trasmissione e che lo vincolano in un circolo vizioso dal quale difficilmente può sfuggire, dopo il quale lo aspetterà l'oblio, poichè tanto più velocemente si guadagna il successo, tanto più rapidamente si cade, senza la possibilità di rimedio. é per questi motivi che Marco non aveva mai pensato di prendere scorciatoie, o di pagare per avere successo, o ancora di firmare contratti troppo infidi. Lui era uno spirito libero, e preferiva crearsi il successo scalando molti piccoli gradini: sapeva che la strada sarebbe stata lunga, ma alla fine sapeva che dopo aver raggiunto la vetta, dopo aver superato piccole ma importanti vittorie, nessuno lo avrebbe potuto tirar giù facilmente, per alcun motivo al mondo. Perchè le esperienze che avrebbe vissuto in quel viaggio sarebbero state troppe per sparire nel tempo, e sarebbero state sempre impresse nella sua pelle come le cicatrici di un guerriero che ha affrontato mille battaglie, fiero di essere rimasto in vita per raccontare la sua lunga ed eroica storia, che si sarebbe tramandata di

generazione in generazione rendendo quel veterano eterno nella memoria di chi tendesse le orecchie per ascoltare.

 
 
 

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